Traditional Nyagwethe racconto by Susanna Pesenti


NYAGWETHE TRADIZIONALE

Usi e costumi di una comunità rurale del Suba District, Lake Victoria, Kenya 

Testo raccolto da Susanna Pesenti 

Prefazione di S.Pesenti:

Il 25 febbraio 2020, sotto il portico della casa di Franco a Nyagwethe, in un’intervista di tre ore, dalle 16 alle 19, ho registrato il racconto del maestro David Konana, ora in pensione, antico collaboratore di Franco Pini. Lo ringrazio profondamente per il tempo che mi ha dedicato e per la pazienza e precisione nel rispondere alle mie domande.

Gli ho chiesto di raccontare come era organizzata la vita a Nyagwethe nel secolo scorso e di parlarmi della cultura tradizionale del villaggio. Noi sappiamo che quella di Franco è stata la prima presenza stabile di un bianco nel villaggio e che, tranne un ufficiale coloniale passato nel 1952, gli unici europei che si recavano di tanto in tanto a Nyagwethe erano i missionari Passionisti che risiedevano a Tonga. Mr. David ha una settantina d’anni e quindi possiamo dire che ha visto con i suoi occhi quanto racconta o l’ha sentito raccontare da genitori e nonni. Una fonte attendibile, quindi. 

E’ una prima chiacchierata. Pole pole, virus permettendo, si potrà proseguire.

Questo tipo di interviste richiede molto tempo e disponibilità da ambe le parti e occorre creare un rapporto di fiducia. Ma, a mio giudizio, ne vale la pena.  Lo studio di fonti orali e della cultura tradizionale nei suoi aspetti antropologici è stata parte dei miei anni universitari e della mia tesi di laurea.  Il racconto di David Konana ha avuto la cadenza e i modi africani, con gli esempi e i giri di frase della conversazione locale. Qui, per chiarezza, ho riportato il necessario, cercando però di mantenere il registro parlato. Mi sembra utile capire un poco la storia e gli usi di una comunità che conosciamo da tanto tempo ma (almeno molti di noi) senza conoscerla davvero. 

Le fotografie di natura e ambiente rimandano al racconto, mentre le persone ritratte sono abitanti del villaggio e allievi della Secondary School e della Vocational School. Perché la loro Nyagwethe oggi è diversa e loro sono rivolti al domani, ma comunque parte della storia del loro villaggio, che Franco ha contribuito a cambiare così tanto.

  Spero vi interessi. E’ il mio dono ai soci, con tutti gli auguri possibili per un 2021 buono. 


FAMIGLIA

Nel villaggio, il centro dell’organizzazione sociale è la famiglia. 

A capo della famiglia c’è il padre che è anche colui che possiede tutti i beni.

Secondo la tradizione l’uomo può arrivare a dieci mogli, ma deve essere economicamente in grado di costruire una capanna per ciascuna.

Il compound (un terreno recintato che contiene edifici funzionali) indica anche il terreno della famiglia. Il luogo era circondato da una palizzata circolare e la prima capanna, quella del capofamiglia, era posta in alto e con visione diretta sul varco di ingresso nella palizzata. A destra si costruiva la capanna della prima moglie a sinistra quella della seconda, e di seguito in alternanza se le mogli aumentavano di numero. Ogni donna dorme nella sua capanna con i figli che le nascono, l’uomo vive nella sua. Ogni donna cucinava nella sua casa per il padre e i figli.

I figli sono raggruppati fra maschi e femmine. I piccoli mangiano con la madre.

Al centro del compound c’è il focolare e qui ogni moglie porta la sua parte di cucinato (pesce, polenta, vegetali) perché il padre mangi con i figli e tutti i maschi della famiglia che abbiano compiuto 5 anni. 

Se l’uomo ha un fratello questo abita nel compound, mangiano insieme e se l’uomo ha un figlio adulto sposato è lo stesso: le donne cucinano e portano il cibo agli uomini al posto del fuoco. Il falò è sempre tenuto acceso con grossi ceppi dalle 7 di sera per tuta la notte. Non ci sono luci e il fuoco è la sola fonte di illuminazione. Scalda, tiene lontane le belve, permette di vedere se nemici si avvicinano. Quando abbiamo cominciato a copiare i bianchi abbiamo preso delle lampade, prima a petrolio e ora solari, che illuminano ciascuna casa, ma prima c’era solo il fuoco, al massimo ti portavi una lanterna di emergenza se dovevi andare a una riunione o affrontare un viaggio. La sera fa freddo e i vestiti non erano caldi, così tutti stavano intorno al fuoco. Gli uomini stanno fuori perché devono fare la guardia e tenere un occhio sulla situazione. Se per caso qualcuno vuole entrare o ci sono animali in giro, essere già fuori tutti insieme è un vantaggio se bisogna agire in fretta.

Sotto i 5 anni i bambini stanno con la madre. Poi mangiano col padre perché finito di mangiare, gli uomini parlano. I ragazzi e i bambini hanno il compito di alimentare il fuoco e intanto ascoltano e imparano. “E’ come una scuola, tutte le sere tutta la settimana.

Mentre gli uomini mangiano all’aperto, le donne, le ragazze, le bambine e i bambini sotto i 5 anni mangiano riparate nella capanna della prima moglie. Anche le donne parlano e le giovani ascoltano e imparano le cose che devono sapere le femmine. 

Nella stagione delle piogge si trovano nelle case. Le capanne non hanno finestre e così non entra la pioggia. La Prima Capanna può contenere fino a 30 persone che siedono per terra. Gli uomini hanno uno sgabello a tre gambe e le donne non possono sedersi sullo sgabello. Se è coperto di pelli è destinato al capofamiglia. La moglie invece siede per terra, appoggiata al muro con le gambe stese.   

Le generazioni 

Dopo cena si raccontano storie ai ragazzi e storie vengono o raccontate dalle madri alle ragazze, soprattutto quando crescono e spuntano i seni e devi imparare come comportarti in società e soprattutto coi ragazzi per non rischiare di restare incinta. A maschi e femmine era richiesto di non fare sesso prima del matrimonio, ma le conseguenze erano molto più tragiche per le femmine.

E’ una cosa che si impara dai genitori ad avere rispetto dell’altro sesso, si impara dal padre e dalla madre.

Le ragazze sono considerate adulte quanto spunta il seno e hanno le mestruazioni. Un tempo era molto chiaro quando stava per avvenire, perché le donne portavano solo un panno intorno alla vita e i seni erano liberi.  

La madre capisce che la figlia cresce dai segni del corpo. La madre sa per prima che la figlia ha avuto il menarca e le insegna come comportarsi.

Lo stesso avviene per il ragazzo che è tenuto d’occhio dal padre e dagli uomini. Quando ci sono i segni che sessualmente è maturo, i genitori gli consigliano di cercare una ragazza da sposare.

Quando il matrimonio è deciso, nel compound si costruisce una nuova capanna perché gli sposi possano avere privacy durante la notte quando dormono insieme. 

Le ragazze si sposano dai 15 anni e i ragazzi quando son pronti, più o meno.

ll vero matrimonio, può essere posticipato perché bisogna avere la capanna e un campo. Quando hai il raccolto e anche un figlio allora la coppia diventa indipendente.

Infatti è sempre la sposa (anche oggi) che si sposta nel compound del marito. Quando i figli sono cresciuti e sposati, allora il padre li autorizzava ad andarsene dal compound e fondarne un altro. Si sceglieva la terra attraverso accordi fra gli anziani (oggi si compra), e poi la nuova capanna si costruiva in un giorno perché tutto il villaggio si riuniva per aiutare. Portano l’erba, i rami, le canne, le donne impastano il fango per le pareti. Così intonacate, non entrava il freddo. Non c’erano coperte ma pelli di vacca. Si piantavano dei pioli in terra e si tirava sopra una pelle per fare il letto. La donna dormiva dalla parte contro il muro e l’uomo all’esterno cosi in caso di pericolo poteva subito saltare giù e difendere la capanna. Anche oggi c’è una regola, l’uomo dorme vicino alla porta. Ancora, il motivo è la difesa. I figli piccoli dormono con la coppia, poi si staccano.

Quando la nuova generazione è adulta e con figli si stacca dal compound e alla fine restano solo i più vecchi della famiglia e le mogli.

I figli però non vanno molto lontano, a volte restano nei pressi della recinzione.

Un tempo sceglievano un posto per costruire la casa, secondo criteri di sicurezza. Non andavi a caso. E ogni famiglia aveva il suo pezzo di terra dove si calcolava già il posto anche per le case dei figli . Se poi si voleva la terra del vicino, si chiedeva per il figlio lo spazio e così siccome c’era molta terra e molto spazio un po’ alla volta le famiglie si mescolavano, ma non c’erano litigi perché lo spazio era molto. Quando però c’era un litigio come può succedere ci si sedeva e si parlava per sciogliere il litigio. Ma a quei tempi la gente era molto interessata ai fatti degli altri.  

Quando un giovane si sposava, nei primi mesi tutti gli altri uomini giovani della famiglia gli stavano intorno. Si trovavano alle sei del mattino, all’alba, e stavano fuori dalla capanna. Se il marito non metteva subito incinta la moglie, allora interveniva un cugino o qualche congiunto. Non importava chi fosse il padre, ma che la sposa concepisse il più presto possibile. Era ammesso, purché fosse un uomo della famiglia.  

Per il secondo figlio invece ci voleva il marito. Ma restava provata la fertilità della donna.

La donna allattava finché una anziana le diceva di passare al cibo solido e svezzare il bambino. Questo avveniva almeno dopo un anno, prima insieme al latte mangiava un po’ di verdura e poi porridge. 

A questo punto, svezzato il primogenito, la donna doveva restare incinta per la seconda volta. Le anziane si informavano, tuo marito si comporta bene con te? Se non era attivo, allora si cercava un cugino attivo e lo si faceva venire ma questa volta non in presenza del marito, che ufficialmente non doveva saperlo. I figli che nascevano appartenevano alla donna e solo lei sapeva se erano di padri diversi.

Se è la donna ad essere sterile, e dopo anni non ci sono figli, la famiglia di lui chiede alla famiglia di lei un’altra figlia, una sorella della sterile, in modo da dare figli al marito. In questo caso i bambini hanno due madri, la prima e la seconda madre. I bambini crescono nella capanna della prima moglie (anche per la seconda è costruita una capanna, dopo che ha partorito un figlio) così, anche se non è la madre biologica si stabilisce subito un legame vero. L sterile non veniva ripudiata e la cosa si aggiustava così. “Non c’erano ginecologi c’erano solo rimedi tradizionali e se fallivano arrivava la sorella”. La moglie poteva dare quello che voleva alla seconda madre e ai figli.   

Per ogni moglie si paga una dote, venti mucche è il prezzo standard. Ma se la seconda moglie è della stessa famiglia, puoi pagare a rate. 

La verginità della ragazza era apprezzata e il primo rapporto avveniva su un giaciglio dove era posta una pelle di capra bianca. Se si vede il sangue dell’imene rotto, allora la ragazza è vergine e arriva tutta la famiglia a rallegrarsi. I genitori della ragazza saranno molto orgogliosi. Ma se non sanguina allora era un disonore per la ragazza e per la famiglia. 

Il padre è il capo della casa. La vice è la prima moglie. Quando non c’è l’uomo è lei che prende le redini e le decisioni. La prima moglie segue anche gli affari e non solo l’andamento della famiglia e bada anche al ruolo nella comunità. Anche il bestiame anche passa sotto la sua responsabilità quando l’uomo è assente o muore. Se c’è una decisione da prendere, tiene il consiglio della famiglia, ascolta, ma alla fine la decisione è della donna. In assenza del padre, la decisione della madre è definitiva e vale anche se i figli sono adulti.

Ci sono ruoli nella famiglia. Le donne devono provvedere a tutto quello che riguarda il cibo e la cucina. E a tutto quello che riguarda l’allevamento dei figli.

Gli uomini portavano a pascolare il bestiame e siccome il terreno era molto cespuglioso tagliavano gli alberi per fare delle radure, davano fuoco e poi potevano piantare.   

Seminare era compito degli uomini, a zappare potevano aiutare le donne e anche i bambini.

Al tempo del raccolto lavorava tuta la famiglia e poi il raccolto era messo al riparo. Il campo non era mai molto lontano da casa, perché la famiglia viveva accanto al suo campo. Adesso magari i campi sono più lontani ma allora erano accanto alla recinzione del compound così era facile portare tutto a casa. Non c’erano piatti, si usavano vassoi di fibre o strettamente intrecciati anche in forma di ciotole e resi impermeabili. Oppure si usava l’argilla per fare le pentole o tenere l’acqua che restava fresca.

IL CIBO

Il cibo veniva dal campo - fagioli, piselli, mais. Si mangiava pesce catturato con gli ami e la lenza - non avevamo reti. Per la carne non si usava il bestiame, ma gli animali selvatici e la caccia era riservata agli uomini e si faceva per la famiglia allargata, non solo per il proprio nucleo. 

Tutto il villaggio si organizzava e anche si cercavano cacciatori esperti che abitavano in zona, a Ngeri, o in altri villaggi vicini, che sapevano leggere le tracce degli animali e scovarli. O che avevano i cani da caccia.

Gli uomini erano armati di lance e i cani rincorrevano e azzannavano la preda. Poi gli uomini finivano l’animale e ciascuno ne aveva un pezzo secondo il ruolo che aveva avuto nella caccia.  

Nessuno tornava a casa a mani vuote. Cacciavano più giorni, dipendeva cosa trovavano, la lepre, l’antilope, allora la foresta di Nyagwethe era molto grande e piena di animali.

Cacciavano anche con le trappole ed era compito degli uomini metterle.

E nel lago mettevano trappole per gli ippopotami. Intorno al lago crescevano erbe sottili ma molto resistenti, adesso non si trovano più. Si intrecciavano a fare una corda grossa e così costruivano una trappola, assicurando le corde a grossi alberi. Poi i cacciatori si nascondevano in una capanna presso il lago, preparavano le lance e aspettavano. Niente fuoco, niente luci. Ogni tanto andavano a controllare e quando l’ippopotamo restava impigliato si dibatteva ma non riusciva a liberarsi. Allora i migliori con la lancia andavano e cercavano di colpirlo al cuore. Erano i cacciatori che sapevano il punto da colpire. Poi arrivavano anche gli altri e finivano l’ippopotamo. E allora tutti gli abitanti del villaggio avevano un pezzo di carne. “Per esempio, si chiamavano tutti, si diceva: dove vai? Guarda cosa c’è, prendi un pezzo... e così tutte l famiglie avevano carne. Si cacciava anche due volte al mese e certe volte anche tutte le settimane, in tutta la zona da Nyagwethe a Ngeri, c’erano molti dikdik. E adesso? Adesso ci sono ancora animali, ma più lontano, su nella foresta, dove non ci sono case.

Per cacciare si usavano lance e mazze e naturalmente i cani addestrati. Si andava di giorno, partendo all’alba per essere in zona alle sette, soprattutto dopo i giorni di pioggia quando le tracce sono più facili da trovare. Si fa annusare al cane la traccia e poi si segue e quando abbaia si sa che ha preso la preda e si uccide. Avanti così tutto il giorno, si prende e si porta via, si prende e si porta via fino alle cinque del pomeriggio. E ci si fermava, solo per bere un po’ d’acqua. 

Parte della carne era mangiata fresca, parte seccata. Ai vecchi tempi quando si abbatteva un dikdik durante la caccia, si prendeva lo stomaco e l’intestino tenue, si ripuliva da quel che c’era e si usava lo stomaco come contenitore, poi si prendeva un poco di bile e si mescolava con quello che si era trovato. La carne rossa durante a caccia si mangiava cruda a pezzi intinta in questo impasto, perché il sapore era apprezzato. La carne era sciapa e questo la rendeva più saporita. 

Quella che si portava a casa era cucinata subito o affumicata o seccata in strisce al sole.

A volte si arrostiva direttamente sul fuoco. Le figlie dovevano lavare le pentole e i figli potevano aiutare il padre ad arrostire la carne.

Bestiame 

Tutto il bestiame appartiene al capofamiglia.

Capre e pecore venivano badate dalle ragazze e dai bambini ma il bestiame solo dagli uomini e dai ragazzi.

 Il bestiame appartiene all’uomo, ma ogni moglie ha una vacca o più da mungere che serve per lei e i suoi figli. Se un figlio si sposa, anche a sua moglie può essere assegnata una vacca da mungere, che appartiene alla casa del marito.

Inoltre ogni madre può dare una vacca delle sue a suo figlio maschio, ma ogni animale resta di proprietà del capofamiglia.

C’era un’usanza su come portare al pascolo. Lunedì o martedì era responsabilità di uno, mercoledì di un altro e così via. Il capofamiglia stabiliva dove si doveva portare a pascolare. Se qualcosa non andava chi era di turno doveva risponderne: se un animale si perdeva o si faceva male, perché saltava male, oppure veniva una belva o altro e lo portava via. Allora si mettevano a cercare: guarda là sotto il cespuglio...e se c’erano tracce di sangue allora arrivava tutto il villaggio e si capiva che era stato un leopardo. E tutti partivano per la caccia e lo uccidevano.

Era così: le figlie aiutavano le madri e i figli il padre.

Tutti lavoravano.

PASSATEMPI

La gente giocava con una tavola di legno con dei fori e in ogni buco c’erano tre sassolini: tre volte tre poi 25 e 25 e poi 28...  

Le ragazze giocavano con gruppi di 6 sassolini e li lanciavano e riprendevano secondo certe regole. Maschi e femmine giocavano separati.

Le storie per tutto il villaggio venivano raccontate da un uomo.

Divertimenti dei giovani...

Quando i ragazzi crescevano, entravano nella vita sociale. I ragazzi si esercitavano nella lotta. Ogni villaggio sceglieva il ragazzo più forte e poi la gente si radunava. A Nyagwethe il punto di incontro era dove adesso c’è il mercato coperto. Si radunavano lì perché è piano. Arrivava la gente di Ngeri e quella di Nyagwethe. Le donne cantavano e incitavano. I campioni lottavano finché uno non restava a terra e l’altro riusciva a bloccarlo.

Si cominciava a mezzogiorno fino al tramonto. L’incontro di lotta si chiama Bando Omuniyka.

Si faceva in agosto quando dopo il raccolto c’era molto cibo. Noi piantiamo in marzo e in tre mesi abbiamo mais da arrostire. E anche miglio e birra di miglio.

...e dei vecchi

Come si incontrano i vecchi? Di solito le donne stanno fra loro e gli uomini pure. Ma la birra li unisce. La birra si fa col miglio mescolato al mais e la migliore si fa con la varietà chiamata fingermillet.  

La birra si faceva in luglio appena cominciato il raccolto e anche a settembre o ottobre. La birra era fatta dalle donne a casa e la migliore birraia veniva chiamata a farla per il villaggio.

Era motivo di orgoglio per il marito avere una moglie che faceva la birra migliore e veniva scelta. La birra poi era data gratis, e c’erano cannucce di paglia speciali, chiamate Orukore per filtrarla mentre si beveva. Solo gli uomini si sedevano su sgabelli, le donne stavano per terra ma le coppie non stavano vicine. La moglie stava vicina a un fratello del marito. Tutti intorno al recipiente comune della birra

Di quando in quando si aggiungeva acqua bollente che era sempre tenuta pronta nel forno. Poi si aggiungeva acqua fredda finché era tiepida. La donna la assaggiava dalla cannuccia per vedere se andava bene prima di passarla all’uomo accanto. La birra si distribuiva gratis, non si comprava.

C’è uno scherzo fra gli uomini: “Se hai una moglie sola ti siedi vicino alla porta di entrata della capanna. Perché non tutte le donne partecipavano e metti che qualcuno mi dice, guarda che tua moglie è morta… come farei a uscire con tutte le cannucce nella pentola che bloccano il passaggio? Dovrei interrompere la cerimonia. Invece se sei vicino alla porta puoi correre. Ma se hai molte mogli chiedi solo quale è morta ...e quindi puoi stare nella capanna….

Le donne cantano e c’è una solista che intona e gli uomini hanno sonagli per tenere il ritmo e tutti cantano: uoni lori/ ja matoka// uoni lori/ ja matoka/ ja Nyagwethe.

A volte la cerimonia della birra si fa se ci sono problemi nel villaggio e mentre si beve se ne può parlare, oppure per combinare matrimoni, tuo figlio deve sposarsi… chiama questo o quel parente del tale o del talaltro e risolviamo…

Durante la cerimonia della birra, anche si cuoce un pollo o lo si porta vivo e si cucina li. E mentre si fa questo si parla dei problemi del territorio, della casa, di chi deve sposarsi e bisogna trovare quello giusto. Allora le donne suggeriscono di chiamare in visita un fratello o una sorella di qualcuno.

I giovani aspettavano fuori il risultato dell’incontro degli anziani e poi potevano mangiare, ma solo certe parti, perché i vecchi avevano denti deboli e si lasciavano a loro le parti più grasse e tenere.

Adesso a Nairobi ci sono negozi speciali che ammazzano animali giovani e non vecchi che sono duri da masticare...

CONTRATTI MATRIMONIALI

Ragazzi e ragazze non potevano scegliere, ma gli si diceva chi sposare. I parenti li combinavano i matrimoni. Si sceglievano famiglie con buona reputazione, si confrontavano i caratteri, si consideravano gli animali posseduti dalla famiglia del ragazzo, perché la ricchezza veniva attraverso le figlie e la loro dote che era pagata al padre della sposa. Se hai molte figlie buon per te. Ma ci vogliono anche i ragazzi, per proteggere la famiglia. Per questo i ragazzi imparavano a usare lance e mazze. Ma per la ricchezza occorrono le ragazze, venti vacche la dote media.

Una famiglia per cavarsela deve avere almeno 10 vacche, considerando che poi aumentano quando nascono i vitelli e si sposano le figlie; ma calano se i figli maschi si sposano.

Se una famiglia non ha abbastanza bestie, i vicini aiutano per fare il matrimonio. E aggiungono loro quello che manca. Tu non ripaghi. Era gentilezza.

Oppure, se uno è povero deve piantare un campo, raccogliere, metter via il raccolto nel granaio, metterti d’accordo con qualcuno che ti venderà una bestia quando gli avrai pagato una certa quantità di miglio. Si metteva un segno nel granaio, quando arrivi qua il toro è tuo…. Avanti così finché arrivi al numero giusto di bestie per il matrimonio.

C’è un caso nel quale nasce un’obbligazione: se c’è uno che non lavora duro abbastanza o comunque non ce la fa, ma vuole sposarsi. Mettiamo che nel villaggio c’è una casa dove ci sono 5 figlie e un solo figlio. Quindi solo lui prenderà il bestiame, il resto rimane alla famiglia, che poi si arricchisce con le spose. Allora chi non ha bestie va a chiedere gli animali a loro per sposarsi. Gli sposi sanno che hanno un obbligo verso questa famiglia che li aiuta. L’obbligo è anche per la sposa verso la famiglia che ha dato il bestiame per lei. Devono dare una mano quando richiesti e durante il raccolto. I figli della coppia sanno di essere legati a due famiglie.

Fidanzamenti

Quando ci si sposa arrivano le donne della famiglia della sposa e le amiche e danzano e poi anche gli amici e i parenti del ragazzo e si fanno due file una di fronte all’altra e si chiede alle ragazze di scegliere e salutare un ragazzo…. Vuoi salutare il tuo innamorato?...E poi danzano insieme e se nessuna ragazza ti sceglie vuol dire che sei brutto...

Qualcuno magari è scelto da più ragazze e qualcuno da nessuna. Quando hanno ballato insieme e ritornano, il ragazzo può chiederla in sposa. Molte ragazze di Sindo e Ngeri si sposano a Nyagwethe perché non vogliono andare in giro, lontano, ma sposare gente che conoscono.

Per un matrimonio le ragazze possono fermarsi fino a tre giorni danzando mangiando bevendo ma non birra. E’ anche il momento nel quale qualche ragazza può essere spinta a far l’amore di nascosto. Ma poi nel matrimonio possono nascere problemi. E se si trova incinta prima del matrimonio capita che non viene sposata a un giovane ma a un vecchio di 50 anni o anche 60.

Quando sei un ragazzo e vai con una ragazza devi cercare lo stimolo fra i seni o fra le cosce ma non in modo da farle rischiare una gravidanza. Se sei una ragazza, i ragazzi riesci a tenerli a bada ma gli uomini no e se ti mettono incinta poi sposi un vecchio.... Magari è già nonno con dei nipoti da accudire, in casa finisci per fare di tutto, per questo alle ragazze conviene non fare sesso prima del matrimonio. Se no finisci buttata fuori dalla famiglia, sei senza aiuti e non ti resta che farti prendere in casa da un vecchio. Sono i genitori che pregavano il vecchio di prenderla e si accontentavano di poco in cambio.

LA MORTE 

Quando qualcuno muore cosa succedeva? Se muoio oggi, domani la gente piange. Arrivavano i  

parenti, portavano le bestie, si danzava con le lance e correvano con gli scudi per dire: “No no, morte vai via, dove è la morte? Scacciamola”. Poi si macellava un animale che era diverso secondo le diverse età delle persone. Poi tutti, uomini e donne, andavano fino al confine del villaggio, appena fuori di Sindo danzando. Gli uomini con le lance e le donne facendo uhuhuhuh . Poi si torna indietro e si ammazza un altro bue e si beve birra.

Le vedove

Se muore un uomo, le mogli non restano sole ma devono essere risposate si discute chi deve sposare la prima moglie.

La prima moglie deve risposarsi se ha meno di 50 anni. Si chiamano gli uomini adatti nell’aerea e si chiede loro se vogliono stare con Mama xy, si parla e se l’uomo è d’accordo si informa la sua prima moglie in modo che non sorgano problemi. Visto che con una nuova moglie si divide l’amore e possono sorgere gelosie. Così si dice alla moglie di accettare, cosi il marito può dare un appoggio all’altra donna vedova. Se dice di si, si fa una cerimonia. Poi si passa alla seconda e alla terza…finché tutte sono sistemate. Le vedove continuano a vivere con i figli nel compound del marito morto.

I nuovi figli prendono il nome dei nuovi padri. I figli del morto continuano a portare il suo nome e appartengono alla sua casa. Le donne restano nel vecchio compound, i nuovi mariti vengono in visita ma non le portano a casa loro.

I nuovi matrimoni però non hanno scambio di dote o carte firmate, così se sorgono problemi la donna dopo un anno rimanda l’uomo a casa e se ne sceglie un altro. Dipende se fra i due c’è chimica o no. Adesso con la religione non è più possibile.

Fertilità della terra e della famiglia

La ragione di questo uso è che un uomo fa un campo nuovo e lo lavora, in quel periodo di notte deve fare sesso con le mogli, cominciando dalla prima. Se ha più mogli, passa due notti con ciascuna a turno e questo è bene per la famiglia e per il campo.

Se c’è un figlio adulto e sposato e quella notte è il turno della sua madre biologica col capofamiglia, la madre dice alla nuore di non unirsi con il figlio perché è il turno suo, e il capofamiglia deve prima fare il suo dovere per il bene di tutti. Quando il giro è finito, la madre avverte la coppia giovane che sono liberi di tornare a fare sesso. Questo accade quando si inizia un campo e nei momenti importanti come la semina o il raccolto.

Se come figlio rifiuti il tuo dovere di astinenza ti ammalerai e deperirai e puoi anche morire. E se succede qualcosa di brutto la gente chiede: “Cos’hai fatto? Hai infranto le regole?” E la madre dice al figlio “Cos’hai fatto?” e il figlio confessa e vanno dallo stregone che dice “prendi una capra o una pecora o un capro” e si ammazza la bestia indicata dallo stregone e quello che c’è nello stomaco è preso e mescolato con un po’ di cenere e altro e devi cospargerti e poi ti lavi . E fai penitenza.

E’ un tabù che non si deve rompere.

Se sono vedova ho bisogno di un uomo, altrimenti il campo deperisce e non ho cibo per la famiglia. Il tabù va osservato. Se la prima moglie rifiuta di risposarsi dopo i 50 anni e così adempiere al tabù, allora la responsabilità passa alla seconda. La prima mantiene il controllo amministrativo della casa, ma la responsabilità della fertilità passa alla seconda. Così finché tutte le mogli si ritirano. E allora la responsabilità passa alla moglie del figlio più giovane che è quello che resta anche da sposato nel compound del padre quando gli altri se ne vanno.

Solo le donne vecchie che restano a vivere insieme possono mangiare del campo anche senza andare con uomini.

POSSESSI E EREDITA’

Il compound paterno appartiene all’ultimo maschio della casa. Gli altri hanno la loro parte prima, quando il padre decide che possono avere un compound proprio.  

Se sei una vedova con figli, hai la tua parte di bestiame della casa e puoi darlo ai tuoi figli biologici. Se non hai maschi e non riesci più a governare il bestiame, lo puoi dare ai figli delle altre o nella famiglia estesa fuori dalla recinzione puoi chiamare gli uomini e dividere le bestie fra loro in cambio di cibo e aiuto. Lo stesso con la terra da coltivare.

Quindi o dai le tue cose ai figli della casa o a qualcuno fuori, ma maschio che poi è tenuto a prendersi cura di te.

Se hai figlie puoi prestare l’animale in modo che possano usare il latte, ma non puoi regalarglielo.

Il padre di mia madre prese i suoi animali e li portò a casa di mio padre, prestandoli alla figlia, e divennero molti. Noi chiamammo mio zio e gliene demmo 5 perché non ne aveva. E mio padre gli disse che erano stati portati da suo padre, erano diventati molti e quindi gliene davamo una parte . Si possono fare accordi in famiglia in modo che tua figlia abbia animali.  

Ora le femmine possono ereditare, una volta, no. Adesso la legge è cambiata.

Case 

Le case erano piccole, con la struttura di legno intrecciato e intonacate col fango dall’interno. Senza finestre per non far entrare la pioggia.

Il fuoco era sempre accesso fra tre sassi per scaldare e si dormiva su pelli. Non c’erano molte cose. Le porte erano fatte a graticcio e si chiudevano di notte per tenere fuori le bestie.

Stalle 

Capre e pecore dormivano in capanne chiuse per non essere attaccate dagli animali selvatici che potevano saltare il recinto. Inoltre le fondamenta erano rinforzate da ceppi e da pietre perché le iene sanno scavare grossi buchi e trascinare fuori una bestia morta. Si scavava perciò tutto intorno un fosso e lo si riempiva di ceppi e e sassi per proteggere la stalla. Se c’erano iene in giro ci si metteva anche di guardia. E si usavano anche i cani.

Vestiti 

I vestiti erano di pelli, i vestiti di stoffa si tenevano per le occasioni speciali e si prestavano l’un l’altro.

RELIGIONE TRADIZIONALE

C’erano molti dei ed erano soprattutto i morti che si pregavano di far passare un pericolo.  

Si sacrificava una gallina e con il sangue e altro, insieme allo stregone si andava al luogo della sepoltura e si metteva lì la carne cruda. Se un animale la mangiava, si diceva che il morto l’aveva gradita.

I morti si seppellivano nel compound fuori di casa, non lontano dalla recinzione per paura che qualcuno rovinasse la sepoltura. Gli aborti invece si seppellivano dentro la casa. Allora il pavimento era sempre di terra battuta e si poteva scavare.

Quando qualcuno moriva, si accendeva il fuoco e si vegliava intorno alla sepoltura anche per un mese, immagina il freddo di notte. Solo quando pioveva ci si poteva riparare. Si stava di guardia perché non portassero via il morto. Dopo un mese era impossibile che fosse trasportato e quindi si poteva lasciarlo. Perché si seppelliva in terra, senza bara.

Allora si faceva un recinto intorno alla sepoltura che teneva lontani gli animali, finché non cadeva da solo e per quel tempo allora la terra era assestate e non poteva essere smossa e naturalmente lì non si seminava. E un po’ alla volta la tomba scompariva.


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